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EMMANUEL BABLED
PROGETTO TANZANIA:
NUOVI PARADIGMI PER UN DESIGN
COLLETTIVO E INCLUSIVO

A cura di Angela Vettese

1-10 Marzo 2024
Centro Artistico Alik Cavaliere
via De Amicis, 17 – Milano – ore 15:30 – 19:00

entrata libera

Vi aspettiamo giovedì 7 dalle 18:00 per un brindisi

Emmanuel Babled (1967​, ora basato a Lisbona) lavora da sempre come designer del vetro, del legno, del marmo e altri materiali classici. Durante la pandemia di Covid19 si è trovato in Tanzania dove ha sviluppato un lavoro diverso, meno centrato sui valori di bellezza e lusso e rivolto alle tradizioni del luogo. ​Dopo una visita a Zanzibar ha deciso di stabilirvi parte della sua attività. Attirato dalle tipiche sedie locali in legno e pelle, leggere ma resistenti, ha iniziato a collaborare con il collettivo ​tanzanese Jisamwe.

 
Con l’artigiano Easy eseguendo stoffe Batik a Dar Es Salam
La sfida è quella di rinnovare il design mantenendo la tradizione e gli usi locali, cercando di creare un lavoro collettivo che non nasca da un unico progettista.
Babled ha dunque iniziato a collaborare con gli artigiani locali nell’arcipelago di Zanzibar riproducendo la loro sedia più comune, fatta solo di bastoni e pelle di mucca essiccata al sole. L’ha leggermente modificata scegliendo solo pelli bianche, rinforzando i fermi di cuoio con del metallo e raddrizzando la seduta, che nella versione locale è spostata verso una posizione quasi sdraiata. Così è nata la sedia Mziwa.In seguito, con la collaborazione a distanza del suo studio di Lisbona, sono nate altre sedie come la Ziwa, più compatta e adatta al tavolo da pranzo, e la Massai, il cui bracciolo è ispirato all’arma chiamata rungu con cui si schiaccia il cranio dei leoni. Ogni sedia è accompagnata da un cuscino realizzato in tela di cotone e riempito di Suffi, un cotone naturale proveniente dall’albero di Kapok. Tutto è ottenuto senza elettricità, senza collanti, solo con mani e martello e materiali della natura circostante.
Con il collettivo di Jisamwee dove è tutto iniziato a Zanzibar

Iniziando in seguito a lavorare il legno, sono nati mobili destinati alle lounge degli alberghi in sostituzione degli oggetti importati dalla Cina e dall’Indonesia. Al contempo sono stati sviluppati tessuti di batik innovativi, anche se sempre ottenuti attraverso la tecnica tradizionale della copertura con cera delle parti che non devono ricevere il colore. Il tessuto scelto è stato più pesante del normale cotone per potere resistere alle necessità di durevolezza imposte dall’arredo.

Un’altra famiglia di oggetti sono state le lampade, a partire da Ukili, ottenuta lavorando giovani foglie di una tipologia locale di palma molto flessibili e facili all’essiccazione. Il progetto è al momento fermo a causa di rivalità nate nell’ambito delle lavoratrici, che non sono riuscite a trovare un’organizzazione interna soddisfacente.

Continua invece un’ulteriore tipo di produzione sempre fatto con sole donne, Womencrafts, nato nei campi profughi dell’ONU e continuato dopo il loro smantellamento. Utilizzano la fibra sintetica chiamata Gunia, di ampio uso locale per riso, cereali farine e zucchero, oppure servendosi di papiro, si è dato luogo a una lavorazione di cesti intrecciati. L’organizzazione è rimasta viva unendo donne di Tanzania, Uganda, Rwanda e Burundi, lungo il lago Vittoria, e unisce ora più di 600 donne in 40 villaggi dei diversi paesi. La tecnica della cesteria è utilizzata ora per realizzare sedie, tavoli bassi, lampade dall’aspetto mai visto in questi luoghi.

Con le donne della regione delle 3 frontiere a Ngara, Women craft Organisation

Così il design si rinnova nella sua stessa concezione ideale e politica, ma resta in Africa, fuggendo la logica coloniale e globalizzata, rispettando il genius loci, i tempi e i modi di popolazioni che vivono condizioni sovente di guerra e di carestia.

Il mercato che Babled cerca di aprire è anch’esso locale, al contrario dei normali sistemi di delocalizzazione dell’aspetto produttivo. Oggetti allegri e funzionali, spesso connotati da stoffe tipicamente colorate, nascono quindi in Africa e per l’Africa, in un’ottica di solidarietà e sostenibilità; i saperi del designer europeo e degli artigiani di Tanzania si scambiano con divertimento e fertilità, nel tentativo di dare una risposta piccola ma completamente onesta all’abitudine invasiva del capitale.

Fino al 10 Marzo 2024, ore 15:30 – 19:00

Tutte le foto dell'articolo, credit: Lara Morrell/pedro macedo